Read our travel diary listening Aicha - Cheb Khaled
Ore 3.30 suona la sveglia e subito dopo ci troviamo
in una Malpensa quasi deserta. Come di rito, prima di tutti i nostri viaggi,
facciamo una veloce colazione guardando gli aerei partire e passiamo al Duty
Free per comprare le riviste che ci terranno compagnia per tutto il volo.
Ecco: ci siamo! Sono le 6.00 e fuori il sole sta
per sorgere. Siamo finalmente seduti al nostro posto. Io rigorosamente vicino
al finestrino per non perdermi nulla del viaggio (c’è qualcosa di più bello che
volare tra le nuvole e vedere i colori dell’alba invadere il cielo?) e Nico è
li, accanto a me.
Tre ore e mezza più tardi ci troviamo in una città
diversa dalle solite capitali europee che fino ad allora ci avevano emozionato.
Ci dirigiamo verso l’uscita dall’aeroporto, a fatica troviamo il nostro autista
(i nomi dei Riad si assomigliano tutti!) e di colpo ci ritroviamo catapultati
in una realtà completamente diversa rispetto a quella a cui eravamo abituati.
Siamo a Marrakech.
Immediatamente i colori caldi della città catturano
la nostra attenzione. Tutti gli edifici sono color salmone proprio come la
sabbia del Sahara. Si dice che le nuove costruzioni possano scegliere solo tra
due colori: il rosa del Mamounia, storico albergo della città, e la versione
più ocra della Koutoubia, il grande minareto.
Ci dirigiamo al nostro Riad accompagnati da un
ragazzino in grado di districarsi perfettamente all’interno delle strette via
che caratterizzano la Medina. Giusto il tempo di posare i bagagli che, armati
di cartina, ci dirigiamo verso il Suk. Qui veniamo travolti da persone che ci invitano
ad entrare nelle loro botteghe e da altre che si offrono di accompagnarci in
giro per la Medina. Gentilmente rifiutiamo, ma subito ci accorgiamo che non è
stata una buona idea. Dopo più di un’ora che camminiamo in questo tipico mercato
marocchino ci siamo ritrovati ancora al punto di partenza. Già, come la maggior
parte dei turisti che pensano di riuscire ad orientarsi facilmente, ci siamo
persi! Dopo vari tentativi siamo riusciti ad arrivare nella piazza principale
della città Djemaa el Fna. Questo posto è incredibile: incantatori di serpenti,
ammaestratori di scimmie, venditori di arance e spezie, tutti insieme in
un’unica piazza.
Ci fermiamo a pranzare e proviamo il piatto tipico
del posto: il Tajine. Io provo quello vegetariano e Nico quello di pollo. Non
c’è che dire, questa pietanza supera le nostre aspettative.
Il pomeriggio comincia col la visita della
Koutoubia, ma solo dall’esterno in quanto l’accesso è interdetto ai non
mussulmani. Ad un certo punto la voce del muezzin si propaga nell’aria e richiama
tutti i fedeli per una delle cinque preghiere giornaliere.
Decidiamo di fare una pausa e di provare il noto tè
alla menta. Una bevanda dal gusto semplice, ma davvero rinfrescante.
Eccezionale!
La giornata si conclude con una cena tipicamente
marocchina nel nostro Hotel. Saliamo in terrazza verso le 19.30, ci sediamo sul
dondolo e ci godiamo uno dei più bei tramonti mai visti. Si, perché dai tetti
di Marrakech, quando il sole cala, è possibile vedere la città che si colora di
un rosso accesso ed in lontananza scovare l’Alto Atlante (la catena montuosa
più importante del nord Africa).
Il giorno dopo, carichi di energia e curiosità,
prendiamo un taxi e usciamo dalle mura della Medina. Andiamo a Geliz, cuore
della città nuova. In questo quartiere sono presenti negozi di moda,
ristoranti, pub e tutto quello che si può trovare in una città moderna.
Sicuramente è meno caratteristica della Medina, ma vale comunque la pena
passarci qualche ora.
Dopo un pasto veloce a Geliz andiamo a visitare lo
splendido Jardine Majorelle. Il giardino, ricco di piante provenienti da tutto
il mondo, è una vera e propria oasi di pace. La villa blu intenso contenuta al
suo interno è stata per diverso tempo dimora dell’artista Jacques Majorelle.
Nel 1962 Yves Saint-Laurent e Pierre Bergé acquistarono il parco e lo portarono
di nuovo al suo splendore. Oggi la villa ospita il Museo di arti islamiche.
Passeggiare in questo parco tra i vasi color pastello, i laghetti con le ninfee
ed i fiori che sbocciano rigogliosi ha dell’incredibile.
Prima di rientrare ci siamo fermati in un
ristorante vicino a piazza Djemaa el Fna. Abbiamo degustato piatti tipici e
subito dopo ci siamo fatti trascinare dall’atmosfera magica e surreale di
questa piazza dichiarata dell’UNESCO patrimonio dell’umanità. Di sera si
riempie. Non solo ammaestratori di scimmie ed incantatori di serpenti, ma anche cantastorie, gruppi folcloristici, bancarelle di cibi, di spezie, di profumi e
molto altro ancora.
Torniamo al Riad. Sorridiamo ripensando alla
giornata appena trascorsa e prima di andare a dormire, nella nostra camera
tipicamente marocchina, pensiamo a tutto ciò che il giorno dopo avremmo dovuto
visitare.
Ultimo giorno. Dopo un’abbondante colazione andiamo
a vedere il Museo di Marrakech nella quale sono contenute mostre permanenti e
temporanee. Con lo stesso biglietto accediamo anche alla Madersa Ben Youssef,
scuola coranica costruita nel XVI secolo. È caratterizzata da piccole celle che
si affacciano su un cortile interno contenete una vasca realizzata in marmo di
Carrara.
Dopo un ottimo Cous Cous al “El Tanjia” di
Marrakech, andiamo a visitare le Tombe Sabatine ed il Palazzo Bahia. In passato
era la residenza di un Visir nella quale viveva con le quattro mogli e le
ventiquattro concubine. Oggi, invece, al suo interno è possibile ammirare
l’architettura araba: soffitti dipinti, intarsi, fregi in stucco, fontane e
cortili con piante di arance selvatiche che inebriano i sensi.
Inizia a far tardi è ora di rientrare. Torniamo al
Riad, prendiamo i bagagli e ci dirigiamo verso l’aeroporto. Prima di ripartire
un’ultima cosa cattura la nostra attenzione: l’immensa cinta muraria che
circonda la Mediana ed i suo ampi portoni che consentono l’accesso alla città
più caotica, suggestiva e incredibile di sempre.
Si conclude così il nostro viaggio: la valigia
carica di spezie ed olio di Argan, la macchina fotografica piena di ricordi
e la gioia di aver fatto un altro
viaggio insieme.
Ed ora? Non ci reste che pensare alla prossima
meta!
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